CISTITE: E’ ARRIVATA LA CURA “MONODOSE”

L’estate ha i suoi rischi, anche “intimi”. I primi caldi, abiti più stretti, scarsa idratazione, la frequentazione di palestre, la vacanza al mare, ma anche la minor attenzione a mantenere comportamenti corretti nella relazione di coppia o l’igiene personale con detergenti troppo aggressivi e non rispettosi del pH fisiologico tali da alterare la flora vaginale, possono indurre l’insorgenza della cistite. Ovvero un’infezione acuta semplice, cioè non soggetta a importanti complicanze, che interessa le basse vie urinarie, largamente diffusa nella popolazione femminile. Colpisce infatti all’incirca metà delle donne italiane, in età fertile specialmente se giovani, che sperimentano la cistite almeno una volta nell’arco della vita con possibilità, nel 20-30% dei casi di ricaduta, ovvero di un secondo episodio che può manifestarsi a distanza di 6 mesi dalla prima manifestazione.
La cistite acuta conclamata ha chiari sintomi: l’aumento dello stimolo minzionale, la difficoltà a emettere le urine spesso accompagnata da bruciore con un sensibile impatto sul disagio femminile e la qualità della vita. Sintomi che sono facilmente riconoscibili a un occhio clinico esperto: «In presenza di questi disturbi – dichiara il dottor Alessandro Rossi, medico di Medicina generale, responsabile Area Malattie Infettive della Simg (società Italiana di Medicina Generale) – non occorrono ulteriori esami diagnostici, a condizione però che non si tratti di una cistite cronica o ricorrente».
Non è, tuttavia, solo questione di disattenzioni intime: la cistite infatti ha una base batterica. «Si tratta di batteri provenienti dal tratto gastrointestinale – aggiunge il dottor Rossi – di cui il maggior responsabile è l’Escherichia Coli, causa di cistite nell’85% dei casi. Questo agente patogeno è infatti in grado di superare la barriera dell’epitelio vescicale e di insediarsi all’interno dei tessuti, favorendo l’insorgenza di episodi talvolta anche ricorrenti». Di norma la cistite è farmacologicamente controllabile con terapie antibiotiche mirate, in grado di svolgere sia una azione disinfettante dell’apparato urinario e delle urine stesse, sia soprattutto di penetrare nei tessuti per ridurre il tasso di recidive. E, nel panorama terapeutico, oggi c’è una novità: un farmaco, monodose, a rapida azione, e con migliore capacità di eradicazione dei batteri responsabili dell’infezione rispetto alle terapie attualmente disponibili. «Il vantaggio della nuova formulazione di prulifloxacina, appartenente alla famiglia dei fuorochinoloni di ultima generazione, consiste anzitutto nella somministrazione di una singola compressa da 600 mg, la cui peculiarità sta nella capacità di concentrarsi e diffondersi maggiormente nei tessuti del distretto urinario», precisa il dottor Carlo Tascini, specialista in Malattie infettive, Dirigente medico di I livello presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. «Questo significa più efficacia nel combattere i germi, abbassando così anche il rischio di recidive ricorrenti, un impatto minimo sulla flora intestinale e la conseguente riduzione di possibili effetti collaterali». Merito di questa mono-somministrazione è anche quello di contribuire a contrastare il preoccupante fenomeno dell’antibiotico-resistenza. «La frequente assunzione di terapie antibiotiche, anche prolungate e talvolta non strettamente necessarie – aggiunge Tascini – sta aumentando lo sviluppo di batteri resistenti all’attività degli antimicrobici, inibendo la capacità di rispondere efficacemente alle terapie quando e laddove opportuno. Abitudine rafforzata dal fatto che spesso le donne, basandosi su una presunta conoscenza personale della patologia, ricorrono a un antibiotico inappropriato, senza la diagnosi e la prescrizione del medico. Un comportamento sbagliato e che potrebbe talvolta causare più danni che benefici». Ma la short therapy, una cura a breve durata, con prulifloxacina ha anche un ulteriore valore aggiunto: la maggiore aderenza alle prescrizioni mediche da parte delle pazienti. «Vale a dire che la singola somministrazione – precisa ancora il dottor Rossi – migliora la compliance ed evita errori di assunzione o di comunicazione tra medico e assistito, anche nei consulti telefonici, sempre più frequenti. Le donne non hanno modo di sbagliare: c’è una sola confezione, con una sola compressa, da assumere una volta sola».
Ma prima di arrivare a questo punto critico, è utile una corretta prevenzione: facile perché di natura non farmacologica. «E’ fondamentale mantenere una buona idratazione quotidiana – conclude il dottor Rossi – evitare l’uso di pantaloni o jeans particolarmente stretti, curare l’igiene nelle parti genito-urinarie anche in occasione del rapporto sessuale, senza far uso di detergenti o saponi troppo aggressivi (mentre le lavande, soprattutto se a base di farmaci vanno utilizzate solo dietro prescrizione medica) e mantenere una buona funzione intestinale, evitando cioè episodi o periodi di stipsi che si correlano all’insorgenza di cistiti».

di Francesca Morelli

 

MIRTILLI NERI PER PREVENIRE ‘NATURALMENTE’ LA CISTITE

Anche il succo di mirtilli, meglio se neri, può aiutare a combattere o a prevenire la cistite: merito di alcune sostanze – le proantocianidine, più note come flavonoidi o polifenoli – che sono contenute in questo frutto, in elevate quantità. «Studi scientifici – dichiara il dottor Rodolfo Hurle, urologo all’Istituto Humanitas di Rozzano (Mi) – hanno attestato che questi componenti presenti nei mirtilli, ed in misura più ridotta anche in altri frutti, verdura e ortaggi di colore rosso o viola, ‘attaccano’ efficacemente i batteri intestinali che giunti nella vescica possono favorire l’insorgenza della cistite. In particolare il succo dei mirtilli impedisce all’Escherichia Coli, il più aggressivo di questi batteri e il principale responsabile dell’infezione, di aderire alle cellule epiteliali della vescica e dell’apparato urinario, svolgendo soprattutto una azione barriera contro la possibile comparsa di infezioni». Una prevenzione al naturale che ha però qualche controindicazione: il succo di mirtillo può infatti interferire con gli anticoagulanti, pertanto l’assunzione e sconsigliata a chi è in terapia con questa tipologia di farmaci. (F.M.)

 

 

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