UN VILLAGGIO DELLA SPERANZA PER “MAMA HAWA”

La chiamano “la Madre Teresa della Somalia” in segno di gratitudine e riconoscenza per una vita dedicata alla salvezza del prossimo. Lei è Hawa Abdi, la prima ginecologa donna somala, candidata al premio Nobel per la Pace nel 2012 e oggi vincitrice del premio “Pilosio Building Peace Award”, conferitogli a Milano dalle mani dell’attrice Sharon Stone, ambasciatrice del premio. «Personaggi straordinari come Hawa Abdi sono fonte di grande ispirazione – dichiara Dario Roustayan, Presidente del premio – per il coraggio e la determinazione con cui hanno combattuto per i propri ideali e obiettivi».  All’operato di questa donna-medico, carismatica, si deve la protezione, assistenza, cura di 90mila sfollati. E forse più. Quelli che negli anni della carestia e durante la guerra civile avevano invaso il territorio somalo, senza meta, senza averi e senza più una speranza. Una realtà intollerabile agli occhi e al cuore di “Mama Hawa”, come l’hanno soprannominata affettuosamente nella sua terra, che raccolse tutta la sua forza d’animo e le energie mettendosi al lavoro per assicurare un futuro migliore a questa popolazione, ai suoi connazionali. Le si chiede quale forza possa aver condotto le mani e la mente di questa donna energica nel realizzare la propria missione, e oggi infinitamente fragile: «A ispirarmi all’inizio è stato Dio – risponde “Mama Hawa”, con un filo di voce, affaticata (è sofferente, si muove su una sedia a rotelle spinta dalla figlia Deqo che ha seguito come medico le orme della madre), in occasione di una conferenza Stampa in suo onore tenutasi a Milano – oggi è l’impegno che ho assunto verso coloro che avevano e hanno ancora bisogno di me. In particolare verso questi profughi ai quali garantire un futuro. Io stessa ero figlia di un rifugiato e questo mi ha consentito di usufruire dell’istruzione migliore e di vivere in un contesto esistenziale privilegiato, rispetto al resto della popolazione somala. È la stessa opportunità di vita e di crescita sociale che vorrei promettere a chi a me si affida».

Aveva a disposizione molto poco, Mama Hawa, per realizzare il suo progetto: solo una piccola clinica, su un lembo di terra vicino a Mogadiscio, che cominciò a essere attiva ed efficiente nel 1983. Nell’arco di circa trent’anni quella piccola struttura è diventata l’Hawa Abdi Village, un’isola di salvezza per molti, in un territorio tra i più pericolosi e guerriglieri del mondo, dotato dell’unica sorgente di acqua fresca della regione che si sta cercando di sfruttare per mettere a punto un’agricoltura intelligente in grado di offrire alla Somalia una tutela contro la carestia e i cambiamenti climatici, e che vanta soprattutto un ospedale con 400 posti letto che fornisce vaccini, assistenza alla maternità, alle donne, ai bambini e a chiunque bussi alla porta dell’ospedale. «Perché la situazione sanitaria in Somalia è terribile, mancano assistenza e medici – commenta Deqo Abdi, facendosi tramite del pensiero della madre che sta continuando nell’impegno a favore della popolazione e dei rifugiati –. A farne le spese sono in particolar modo le donne costrette, per curarsi, a vagare da un posto all’altro del paese, affrontando contesti difficili da sopportare sia da un punto di vista fisico che psicologico. Una condizione, quella della salute femminile, così precaria perché aggravata dal fatto che le donne pensano innanzitutto ai propri figli, dimenticando la cura di se stesse. Giungono alla nostra clinica, tardi, spesso febbricitanti, anemiche tanto che può perfino capitare che la loro condizione sia letale. Non è raro che molte di loro muoiano per malattie generiche che avrebbero potuto essere prevenute. A colpirle sono soprattutto patologie semplici come l’anemia, la malaria, la diarrea, ma stanno crescendo anche i casi di patologie oncologiche, come ad esempio la diffusione del virus HPV che porta allo sviluppo di tumori della cervice uterina, o di malattie più specifiche che non avevano riscontrato prima. Contenere questa situazione è una delle ragione che ci ha spinto a lavorare più alacremente per rendere più ospitali ed efficaci gli ospedali locali, per favorire la collaborazione tra medici e trovare insieme strategie e soluzioni per un miglioramento sociale e umano della popolazione».

Obiettivi importanti, per la cui realizzazione “Mama Hawa” non poteva essere sola; ha pensato così alla creazione di una fondazione che porta il suo nome – Doctor Hawa Abdi Foundation – che ha l’intento di garantire salute e istruzione a tutti. Si occupa e s’impegna infatti a garantire qualità di servizi sanitari all’interno dell’ospedale ma anche di costruire e gestire scuole per tutti i bambini, fin dall’educazione di base. «Vogliamo dare e creare accesso ai diritti umani di base in Somalia – dice ancora la ginecologa – mediante la costruzione di istituzioni sostenibili impegnate nella tutela della salute, educazione, agricoltura e impresa sociale». E in quest’ultimo ambito un ruolo fondamentale ha e ha avuto la fondazione Pilosio Building Peace, coordinatrice e realizzatrice del progetto Re:Build che ha già costruito due scuole per i profughi siriani in Giordania in collaborazione con Save the Children, Relief International e la Clinton Global Initiative. Ora sta investendo sforzi, risorse, competenze tecniche e strategiche in un’iniziativa di grande portata che ha al centro la Somalia e intenti condivisi con la Hawa Abdi Fondazione: la realizzazione di un progetto, già ribattezzato “Hope Village”, il Villaggio della Speranza, ovvero una struttura di accoglienza dedicata all’ospitalità e assistenza alle necessità delle famiglie in difficoltà, profughi in territorio somalo. Il villaggio e il progetto Re:Build potranno contare già su un fondo di un milione di euro (parte dei quali destinati anche alla costruzione di 30 scuole per i rifugiati siriani in Giordania), raccolti a Milano, a cui hanno aderito, con elargizioni personali, la Royal Family di Abu Dhabi che donerà i fondi per la costruzione di ben 20 scuole; tre importanti costruttori italo-canadesi e Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia, che contribuirà alla costruzione di una scuola, mentre Expo 2015 offrirà gli arredi e i computer per le scuole.

La storia di “Mama Hawa” e soprattutto il suo più grande sogno, vedere e costruire la pace in Somalia, sono raccontati in Tener viva la speranza, un libro di cui è autrice la stessa ginecologa somala, pubblicato in Italia da Vallardi.

di Francesca Morelli

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