UN VACCINO SPRAY PER PREVENIRE L’INFLUENZA NEI PICCOLI

Brusco ritorno alla routine quotidiana e scolastica per tutti gli italiani che, dopo le festività, hanno trovato ad attenderli l’influenza. Arrivata con passi felpati, attorno a Natale, quando si sono registrati pochissimi casi complice un clima insolitamente caldo per la stagione, l’influenza è esplosa alla Befana che ha portato con sé i primi freddi rigidi, facilitando così la circolazione dei virus. Siamo solo all’inizio, dicono gli esperti, perché il picco epidemico lo toccheremo nelle prossime settimane e per attutire la sintomatologia o prevenirla, la raccomandazione è sempre la stessa: rispetto delle norme igieniche come lavarsi le mani dopo essere stati su mezzi pubblici o in luoghi affollati dove è più facile venire a contatto con i virus, evitare sbalzi di temperatura, vestirsi adeguatamente e a cipolla, e soprattutto vaccinarsi.
«E’ possibile (e corretto) farlo anche in questi giorni – dichiara il professor Fabrizio Pregliasco, virologo e Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano – specie se si appartiene alle fasce più a rischio: donne in dolce attesa, anziani e bambini». Proprio per questi ultimi, in futuro, potrebbe essere disponibile anche in Italia (al momento è in uso solo in America), una modalità di vaccinazione antinfluenzale in più: un vaccino nasale sotto forma di spray. Particolarmente apprezzato dai bambini, perché non fa male e non costringe ad alcun tipo di iniezione, il vaccino spray è indicato dai due anni in su e fino ai ragazzi di 16 anni. Un vaccino che, secondo uno studio preliminare pubblicato sul British Medical Journal (BMJ), potrebbe essere somministrato anche a chi è allergico alle uova o a chi soffre di crisi asmatiche non gravi i cui attacchi non si siano manifestati nelle 72 ore precedenti alla somministrazione del vaccino. Se queste  indicazioni preliminari fossero confermate  da ulteriori studi, imporrebbero all’Ema (European Medicines Agency) di rivedere le modalità di somministrazione del vaccino antinfluenzale, oggi esistenti, e consentirebbero di allargare la prevenzione anti-influenzale anche a fasce di popolazioni borderline o totalmente escluse.
È il caso dei bambini “reattivi” alle uova e asmatici i quali, ad oggi, devono optare per strumenti di prevenzione diversi dal vaccino proprio per la presenza nella formulazione della proteina delle uova. Una componente ritenuta altamente rischiosa, e di cui ancora si diffida, per la mancanza di dati scientifici che attestino sicurezza e innocuità del vaccino anche in queste particolari categorie di popolazione. Verso le quali, però, lo studio del Bmj apre uno spiraglio ponendo le basi per valutare l’effettiva necessità di esclusione dalle vaccinazioni di una porzione di bambini, una categoria meritevole di attenzione sia perché in grado di veicolare il virus influenzale, sia perché a più alto rischio di contrarlo. Un esempio chiarificatore: nel Regno Unito hanno diritto alla vaccinazione antinfluenzale tutti i bambini tra 1 e 4 anni, ma di questi all’incirca il 2,5% sembrerebbero allergici alle uova; vale a dire che non sarebbero idonei alla somministrazione del vaccino, e dunque maggiormente esposti al virus, oltre 100 mila di essi.
Il vaccino nasale ha un’altra caratteristica: quella di essere “Live” (live attenuated influenza vaccine), ossia vivo e attenuato, che secondo alcune linee guida internazionali ne vieterebbe l’utilizzo anche in bambini con età inferiore ai 5 anni e problemi respiratori. Tuttavia anche su questa categoria si sono aperte possibili discussioni dopo il reclutamento di quasi 800 giovani tra i 2 e i 18 anni, tutti allergici. Di questi, nei 12 mesi precedenti la somministrazione del vaccino, il 40% aveva manifestato reazioni allergiche alle uova, il 35% shock anafilattico e il 57% aveva avuto una diagnosi di asma: tutte condizioni meritevoli di un attento monitoraggio effettuato a breve termine, a distanza per via telefonica, nell’arco delle 72 ore seguenti l’inoculazione del virus (con visita specialistica laddove necessario, come in presenza di episodi asmatici ricorrenti) e poi nei 30 minuti successivi alla vaccinazione. Anche in questo caso, gli esiti della somministrazione spray sono stati “rassicuranti” perché nelle due ore successive, nei giovani, non si sono manifestate reazioni importanti: solo in nove casi (1,2%) sono comparsi fastidi, quali pelle arrossata, starnuti, prurito, naso che cola, manifestazioni comunque contenute imputabili a una reazione allergica locale facilmente controllabile, confermando la scarsa probabilità che il vaccino potesse scatenare reazioni nei giovani con allergie alle uova.
Insomma, gli autori dello studio concluderebbero che fatta eccezione per bambini con gravi reazioni anafilattiche alle uova, tali da richiedere cure intensive, sarebbe possibile proporre il vaccino in casi di forme allergiche lievi a questo alimento. «Il vaccino nasale in spray – conclude Pregliasco – è un prodotto ben conosciuto, già in vendita in Usa, licenziato in Europa ma non distribuito. L’aspetto più interessante è la semplicità di somministrazione e il fatto che sia un vaccino vivo attenuato che mima l’infezione naturale». Peccato che ancora non sia arrivato in Italia; a consolare resta il fatto che l’influenza quest’anno pare avere manifestazioni piuttosto moderate, con casi in incremento tra i più piccoli, in una stagione che si profila di dimensioni medio-basse. Come da previsioni, nonostante le imprevedibili bizzarrie meteo.

di Francesca Morelli

 

 

SMOG: CORRESPONSABILE DELLE INFEZIONI RESPIRATORIE

 

Dal 12,62% al 15,69%, ovvero +3% in soli 3 anni. È questo il preoccupante aumento di malattie respiratorie (asma, bronchite, polmonite, tonsillite e tosse in particolare) registrato dalla Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) in un  campione rappresentativo di 300mila assistiti dai medici di famiglia. Tuttavia a destare l’attenzione degli esperti è il sensibile incremento delle affezioni respiratorie degli ultimi 3 mesi. Possibile concausa, dicono gli esperti, gli elevati tassi di smog, ovvero la presenza nell’aria di troppe polveri sottili  che espongono i residenti delle grandi città a un maggiore rischio per malattie respiratorie. «Nell’ultimo periodo in aree urbane inquinate – commenta Giacomo Milillo, segretario nazionale di Fimmg – sono aumentate le diagnosi di patologie irritative delle alte vie respiratorie, riscontrate in media in 5 pazienti su un totale di circa 50, ovvero nel 10-15% dei casi, tra coloro che si presentano ogni giorno presso i nostri ambulatori».
Come tutelarsi? «Raccomandiamo la vaccinazione antinfluenzale – dichiara Milillo – soprattutto a malati cronici e soggetti a rischio, come gli anziani in cui possono verificarsi con maggiore facilità complicanze a seguito di infezione da virus influenzale. Per questa categoria di popolazione il mix di pioggia, freddo e smog (seppure più ridotto dal sopraggiungere di condizioni climatiche prettamente invernali) rappresenta un cocktail di fattori nocivi per l’apparato respiratorio». E per il quale il vaccino rappresenta, appunto, una sicura ed efficace prevenzione.
(F. M.)

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