VACCINARE I PICCOLI PER GARANTIRE LORO UN FUTURO SANO

Ci voleva la forza della richiesta di un bambino per smuovere i poteri decisionali di una nazione tanto importante come l’America. È accaduto nello Stato della California, dove un piccolo di soli 7 anni, da poco guarito dalla leucemia, al ritorno a scuola, ha chiesto ai compagni di vaccinarsi contro il morbillo. Perché lui, reduce dalla malattia, ancora non poteva farlo e il rischio elevato di contagio avrebbe potuto mettere nuovamente a repentaglio la sua vita. Quell’atto potente, dalla voce di una creatura così fragile, davanti ai politici e al governo federale ha avuto un impatto emozionale straordinario, tanto da indurre le istituzioni ad approvare quella richiesta rendendo obbligatorie dall’agosto 2015 alcune vaccinazioni (che rientrano anche nel piano vaccinale italiano), pena la non ammissione a scuola. Un atto di responsabilità sociale e civile verso l’intera collettività: «Ci sono bambini che a causa di alcune malattie preesistenti non possono essere vaccinati o non possono completare il programma vaccinale, ma che possono però essere ugualmente protetti», spiega Andrea Biondi, direttore della Fondazione Monza e Brianza per la Mamma e il suo Bambino dell’Ospedale San Gerardo di Monda e Professore Ordinario all’Università degli Studi Milano-Bicocca. In che senso? «La vaccinazione effettuata dalla gran parte della popolazione finisce per tutelare anche chi non ha sviluppato l’immunità: la copertura vaccinale è insomma lo strumento necessario e indispensabile per proteggere non solo i bambini sani, ma anche quelli più deboli e malati. Se si scende però sotto una certa soglia di copertura – conclude Biondi – l’effetto si vanifica e una malattia del passato, che si credeva dimenticata o debellata come la polio, può riemergere o causare effetti letali, come il recente caso di morte per pertosse, pur disponendo di mezzi terapeutici all’avanguardia». Una probabilità possibile perfino in Italia, perché l’immunizzazione pediatrica è sensibilmente in calo: lo denunciano medici e istituzioni in occasione del Convegno “Vaccinazioni in età pediatrica guadagno di salute”, tenutosi all’Università degli Studi Milano-Bicocca. Benchè nel nostro Paese le vaccinazioni pediatriche siano obbligatorie, nel 2014 il tasso di copertura vaccinale è sceso sotto il 95% per poliomielite, tetano, difterite, epatite B, pertosse. Ancora più allarmanti sono le percentuali per le vaccinazioni contro morbillo, rosolia e parotite (scese all’85%) fino al netto calo di quella contro il meningococco C (75%).
Complice della reticenza dei genitori sono anzitutto le campagne di disinformazione, le notizie terrorizzanti diffuse da web e mezzi di comunicazione – come la presunta correlazione tra vaccino e autismo, scientificamente smentita – o le informazioni reperite su siti poco autorevoli, che esaltano più i rischi dei benefici.

«Come ogni farmaco – precisa il dottor Matteo Stocco, direttore generale della Asl di Monza e Brianza – anche i vaccini possono provocare effetti collaterali, ma l’eventuale eccezione non deve inficiare i tanti vantaggi sulla popolazione dell’adesione alle campagne vaccinali, soprattutto fin dalla più tenera età. I vaccini rappresentano la migliore prevenzione disponibile e attiene in primo luogo al senso di responsabilità dei genitori far sì che “vecchie” patologie da tempo debellate, o quasi, in tutto l’Occidente, non tornino a minacciare la salute dei propri figli».
Vaccinare i piccoli significa garantire loro un futuro sano, difendendone i sogni, come cita il video creato per la campagna e che sarà presto diffuso attraverso la rete, allo scopo di sensibilizzare le madri. «Perché immunità e vaccini – ribadisce Alberto Mantovani, immunologo e direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) – sono l’assicurazione per la specie umana del terzo Millennio, come il caso Ebola ha recentemente dimostrato». E per mantenere questo impegno vaccinale è chiesta anche una stretta alleanza tra medici e genitori: «Il medico di Medicina generale, in questo caso il pediatra – commenta Carlo Maria Teruzzi, presidente dell’Ordine Medici e Chirurghi Odontoiatri della Provincia di Monza e Brianza – deve essere la fonte di informazione più affidabile in grado di aiutare i genitori a una scelta consapevole, dando risposte personalizzate». «Prima di far vaccinare la mia bambina, che oggi ha 6 mesi, mi sono informata anch’io, inizialmente attraverso il web, ricavandone però forti perplessità», dichiara Margherita Granbassi, campionessa di scherma, conduttrice TV e mamma. «Ho poi avuto suggerimenti chiari sul percorso vaccinale e le tempistiche da rispettare. Oggi sono molto soddisfatta della scelta fatta per il futuro sano della mia bambina, anche alla luce di quello che ho scoperto aderendo alla campagna».
«Questo sta a significare che occorre accompagnare mamma e papà a capire l’importanza delle vaccinazioni», prosegue Teruzzi. «Anche in caso di rifiuto iniziale da parte del genitore, è bene tenere aperta la porta al confronto per favorire in futuro la scelta della vaccinazione o indirizzare i genitori verso una fonte di informazione affidabile». Il messaggio è chiaro: medici, pediatri e istituzioni si schierano dalla parte del sì netto alle vaccinazioni «e qualora i genitori dovessero incappare in medici di opinione contraria – continua Teruzzi – invito a segnalarlo all’Ordine dei Medici».
Ma la salute potrebbe essere salvaguardata anche percorrendo altre strade: «Avviando il Paese verso l’obbligatorietà vaccinale pediatrica prima che i bambini inizino la scuola», conclude Rinaldo Missaglia, pediatra di famiglia ASL di Monza e Brianza. Ma in Italia questo traguardo sembra ancora lontano: il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in un’intervista rilasciata a Radio 24, ha dichiarato che i bambini non vaccinati oggi possono iscriversi a scuola, ma che sull’argomento sta discutendo la conferenza Stato-Regioni: se si dovesse prendere una decisione sull’obbligatorietà vaccinale, l’ultima parola spetterà al Parlamento.

di Francesca Morelli

 

UN SONORO SI’ DA SOCIETA’ PEDIATRICHE E ASSOCIAZIONI

Un messaggio di promozione alla vaccinazione arriva anche dalle Società Scientifiche Pediatriche e Associazioni da sempre impegnate nella tutela della salute individuale e comunitaria. La SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale), in occasione del XXVII Congresso Nazionale “L’Aquilone, il suo filo e il vento”, tenutosi nei giorni scorsi a Stresa, sul Lago Maggiore, solleva l’attenzione verso il calo delle vaccinazioni e in particolare contro il morbillo. «Nonostante l’impegno del nostro Paese – dichiara il Professor Luciano Pinto, vice Presidente SIPPS Campania – l’obiettivo dell’eliminazione del morbillo entro il 2015, fissato dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2011, sembrerebbe ancora lontano, sebbene negli ultimi 3 anni vi sia stata una significativa riduzione dei casi, scesi dagli oltre 2.200 del 2013, a poco meno di 1.700 nel 2014 e 140 nei primi sette mesi del 2015. Occorre potenziare gli sforzi affinché si diffonda la cultura vaccinale tra gli alunni delle scuole, creando occasioni di incontro con i genitori che diffidano dei vaccini. Non solo: occorre ragionare sull’opportunità di riservare l’accesso alle scuole, pubbliche e private, a bambini in regola con il calendario vaccinale, fatto salvo per chi gode di particolari esenzioni mediche, a tutela e protezione di tutta la comunità scolastica e non solo: il rischio di ammalarsi di morbillo per un bambino non vaccinato è 35 volte superiore a quello di uno vaccinato».
Dello stesso avviso è anche l’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (Amcli): «Occorre sostenere con forza la massima adesione alla campagna in favore delle vaccinazioni infantili», dichiara il Presidente, Professor Pierangelo Clerici. «Le posizioni demagogiche creano concreti pericoli e rischi per molti bambini e, di conseguenza, pongono a rischio anche intere comunità». Un rischio, che con responsabilità, può essere evitato.

(Francesca Morelli)

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