QUALI CIBI PER PREVENIRE LE MALATTIE GASTROINTESTINALI?

Caffè e cioccolato proteggono il fegato. Le fibre e la crusca garantiscono la regolarità dell’intestino. E persino l’acqua può diventare un efficace digestivo. Ma la dieta mediterranea trionfa: previene addirittura i tumori. E non solo quelli gastro-intestinali. Non a caso è considerata patrimonio dell’UNESCO.

Sull’argomento “Alimentazione e prevenzione delle malattie dell’apparato digerente” sono intervenuti diversi specialisti dell’Associazione Italiana Gastroenterologi (AIGO) in occasione di un dibattito nella cornice di Cascina Triulza, all’interno di EXPO Milano. Gli incontri si ripeteranno nelle seguenti date: 28 giugno, 6 settembre, 11 ottobre.
Per info: www.webaigo.it .

«Un’alimentazione “sana” rappresenta un aspetto sostanziale nella prevenzione primaria di diverse patologie dell’apparato digerente e non solo», conferma Antonio Balzano, presidente in carica di AIGO e primario emerito all’Ospedale Cardarelli di Napoli. «Lo scenario di EXPO 2015 è un’occasione imprescindibile per dare indicazioni relative ai regimi alimentari più adatti per prevenire malattie, anche gravi come i tumori. Studi scientifici confermano che il 30% dei tumori potrebbe essere evitato seguendo una sana alimentazione».

Quali cibi preferire? «Ribadendo il concetto della dieta mediterranea, i cibi più indicati per proteggere il nostro organismo e soprattutto l’apparato digerente sono frutta e verdura, pasta per il giusto apporto di carboidrati e carni bianche per il fabbisogno proteico», puntualizza Gioacchino Leandro, prossimo presidente AIGO, direttore della Gastroenterologia dell’IRCCS di Castellana Grotte (Bari). «Da non sottovalutare i cosiddetti “cibi funzionali” o “nutraceutici”, tra cui alcuni integratori che possono agire da farmaci. Qualche esempio? Gli omega 3 e 6, contenuti nell’olio di pesce, noci e arachidi, i carotenoidi (che abbondano nelle carote), il licopene (nei pomodori e verdure rosse), gli isoflavoni (nei broccoli e nella soia), gli indoli (aglio e cipolla). Ma anche i probiotici e le fibre, che regolarizzano le funzioni intestinali. E persino l’acqua, ricca di sali minerali e oligoelementi, può “nutrire” l’organismo, veicolando sostanze fondamentali».

Quali cibi invece evitare? «Sicuramente i grassi saturi, i fritti e le bevande dolcificate con fruttosio, che altera il metabolismo dell’insulina», ribadisce Floriano Rosina, direttore della Gastroenterologia dell’Ospedale Gradenico di Torino. «No anche a fumo e alcol, compreso quello contenuto nei cibi: è indicato solo un bicchiere di vino ai pasti. Da rivalutare, invece, il caffè: per le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie sembra avere un effetto protettivo sul fegato. Come pure il tè verde, che riduce il colesterolo LDL e aumenta del 60% la sensibilità all’insulina. Sì a curcuma e zenzero, per il potente effetto antinfiammatorio. Da riabilitare persino il cioccolato, rigorosamente fondente: dopo i pasti ha proprietà antiossidanti ed evita la deposizione di grasso a livello epatico. Una regola comunque vale per tutti : il buon senso. Se, quando si mangia un alimento, si avverte una sensazione negativa, di cattiva digestione o di gonfiore e dolore, vuol dire che il consumo di tale cibo è da limitare. Non a caso alcuni alimenti possono addirittura dar origine a intolleranze o allergie».

 

di Paola Trombetta

 

ALIMENTI CHE PROVOCANO INTOLLERANZE: IL GLUTINE

Al primo posto, non possiamo non citare il glutine: contenuto nel grano, orzo e segale, quindi pane, pasta, pizza, biscotti, può provocare intolleranza, ma anche una vera e propria malattia, la celiachia. La sensibilità al glutine (Celiac Gluten Sensitivity) interessa circa 6 milioni di persone in Italia, soprattutto donne tra 25 e 45 anni. «Dai dati preliminari dello studio Glutox, condotto su 200 persone e promosso dall’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti ospedalieri (www.webaigo.it), coordinato dal Centro per lo studio della Celiachia del Policlinico di Milano, emerge che il 25% delle persone che avevano il colon irritabile, in realtà soffrivano anche di sensibilità al glutine», conferma Luca Elli del Centro del Policlinico che ha seguito lo studio. «Eliminandolo dalla dieta, i sintomi (gonfiore e dolore addominale, ma anche cefalea e stanchezza) sparivano. Mentre la sensibilità al glutine può essere temporanea e risolversi nel tempo, reintroducendo con gradualità i cibi che contengono glutine, la celiachia è invece una patologia vera e propria, con lesioni a carico dell’intestino, ed è permanente, richiedendo la sospensione definitiva del consumo di glutine. L’incidenza di questa malattia è superiore nelle donne, in un rapporto di 2 a 3 rispetto agli uomini. Si stanno studiando farmaci, a base dell’enzima che “digerisce” il glutine, ma non potranno evitare la sospensione del glutine nella dieta».
Per tutto il mese di giugno, dedicato alle intolleranze al glutine, si svolgeranno iniziative per far conoscere la malattia, coinvolgendo farmacie, dietiste ed esperti di AIGO e ADI, Per info: www.megliosenzaglutine.it   (P.T.)

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