MALATTIE DELLA PELLE: SEMPRE PIU’ CURABILI

Con l’arrivo della bella stagione, le malattie della pelle diventano sempre più un problema. Abiti leggeri e senza maniche scoprono i segni delle lesioni cutanee provocate da patologie come acne, psoriasi e cheratosi attinica che oggi però sono sempre più curabili con terapie appropriate. E’ il messaggio emerso al Corso di aggiornamento sulle “Malattie Infiammatorie della Cute” organizzato dalla SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse, che si è da poco concluso a Viareggio (20 marzo). L’iniziativa ha sottolineato il ruolo del dermatologo, interlocutore primo a cui rivolgersi quando compaiono i primi sintomi di malattie cutanee, per poter accedere a terapie efficaci in grado di migliorare la qualità di vita, evitando, nel caso di patologie tumorali in fase precoce come la cheratosi attinica, l’evoluzione in un carcinoma invasivo.
Le patologie della pelle sono molto diffuse: l’acne colpisce circa il 90% dei giovani; la psoriasi interessa il 3% della popolazione mondiale, oltre 2,5 milioni solo in Italia. Eppure studi recenti dimostrano che un paziente su 2 non riceve trattamenti adeguati; la cheratosi attinica, una lesione di tipo neoplastico allo stadio iniziale, colpisce l’1,4% della popolazione italiana sopra i 45 anni ed è spesso misconosciuta e sotto diagnosticata.

La psoriasi, a causa dell’impatto negativo che spesso ha sulla qualità di vita dei pazienti, arrivando a condizionarne anche progetti nella sfera personale e lavorativa, viene equiparata a una patologia invalidante. Si manifesta con la comparsa di chiazze rossastre e rotondeggianti, ben delimitate da margini netti. Con il progredire della patologia, le chiazze possono ricoprirsi di squame di colore bianco-argenteo. La maggior parte delle persone affette da psoriasi (circa l’80%) soffre nella forma lieve o moderata.

«Per questa patologia le prospettive di trattamento sono molto migliorate ed è davvero fondamentale invitare i pazienti a rivolgersi al dermatologo per avere una terapia adeguata», conferma Giampiero Girolomoni, direttore di Dermatologia all’Università degli Studi di Verona e Presidente della Società Italiana di Dermatologia (SID).«Quando una persona si accorge delle lesioni tende a sottovalutare il problema, lo nasconde e spera che passi da solo. Quindi può passare del tempo prima che si arrivi a una diagnosi e alla prescrizione di una terapia che oggi può contare su trattamenti topici in gel a base di un derivato della vitamina D, calcipotriolo, e un cortisonico, betametasone, con un ottimo profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità».
Anche l’acne si caratterizza per l’impatto emotivo e socio-relazionale, che compromette la quotidianità di chi ne è affetto: lo stress che ne deriva peggiora ulteriormente la patologia, inducendo in alcuni casi anche all’isolamento sociale.
«L’acne è la malattia cutanea più diffusa dell’età puberale e post-puberale e fino al 90% dei giovanissimi ne è affetto, pur in forme lievi», sottolinea Alberto Giannetti, professore emerito di Dermatologia all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. «Lo sviluppo delle conoscenze sulla fisiopatologia dell’acne, in particolare dei meccanismi molecolari alla base dell’infezione, ha condotto alla scoperta di novità nei trattamenti che nei prossimi anni porteranno ad approcci terapeutici innovativi anche nei confronti di una patologia antica e ben conosciuta come questa».

Meno conosciuta, ma ben più pericolosa è la cheratosi attinica, una lesione neoplastica epiteliale cutanea che si sviluppa spontaneamente come conseguenza di un’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti (UV): la sua insorgenza è quindi correlata all’effetto cumulativo dell’esposizione non protetta ai raggi solari o ad altre fonti UV, come i lettini abbronzanti e all’avanzare dell’età. Le lesioni possono evolvere in carcinoma squamo-cellulare invasivo e per questo motivo devono sempre essere diagnosticate e trattate precocemente. La diagnosi tempestiva, infatti, permette di instaurare un’adeguata terapia che oggi può avvalersi di diverse opzioni: la strategia ottimale consiste nel curare non solo la lesione, ma anche la cute foto-danneggiata circostante, il cosiddetto campo di cancerizzazione.

«La terapia della cheratosi attinica può essere diretta alla singola lesione, attraverso la distruzione selettiva con terapie fisiche (crioterapia, elettrochirurgia), o diretta al “campo di cancerizzazione”, bonificando, in un’area di alcuni centimetri, non solo le lesioni superficiali visibili, ma anche le lesioni subcliniche circostanti», afferma Stefano Cavicchini, professore a contratto della Scuola di Specializzazione in Dermatologia dell’Università degli Studi di Milano. «Negli ultimi anni sono entrati in commercio alcuni farmaci proprio per questo scopo che, in aggiunta alle terapie classiche, rispondono efficacemente alle specifiche necessità dei vari tipi di pazienti. In particolar modo, l’ingenolo mebutato, ultimo in ordine di tempo e con un innovativo meccanismo d’azione, coniuga l’elevata efficacia terapeutica con la brevità del trattamento, circa 2-3 giorni, garantendo così una miglior aderenza alla terapia da parte deI paziente. Questi elementi, la durata del trattamento e l’efficacia clinica, unitamente alla rimborsabilità da parte del Sistema Sanitario Nazionale, differenziano l’ingenolo mebutato dalle altre terapie topiche, venendo incontro alle esigenze dei clinici e dei pazienti».

Un’altra sfida con la quale si devono confrontare i dermatologi è il fenomeno crescente delle resistenze batteriche ai comuni antibiotici, l’unica arma disponibile per contrastare le infezioni cutanee che colpiscono milioni di individui nel mondo.

«Purtroppo da circa quindici anni non vengono immessi sul mercato nuovi antibiotici, soprattutto per i medici che operano sul territorio, e tutto lascia supporre che per i prossimi cinque, sette anni non ve ne saranno di nuovi», osserva Roberto Mattina, direttore della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia dell’Università degli Studi di Milano. Le resistenze batteriche agli antibiotici sono distribuite sul territorio in maniera molto disomogenea, quindi sarebbe necessario istituire un Osservatorio delle resistenze per monitorare la situazione. Una volta individuata l’area in cui è presente una certa resistenza sarebbe sufficiente che i Medici limitassero la prescrizione di quel farmaco o di quella classe, per qualche anno. L’acido fusidico, un antibiotico scoperto negli Anni ’60 e oggi poco utilizzato, ha dimostrato in diversi studi una buona attività sia sullo Streptococcus pyogenes di gruppo A che sullo Staphylococcus aureus. Questo antibiotico, infatti, ha una peculiarità che lo rende diverso da tutti gli altri antibiotici: agisce sulla sintesi proteica del microrganismo a livello extra ribosomiale ed essendo l’unico antibiotico dotato di tale meccanismo d’azione, non è esposto a fenomeni di resistenza crociata con altri antibiotici».

    di Paola Trombetta

 

DIVENTA ANCHE TU “SKIN CHECKER”

E’ partita la Campagna “Diventa Skin Checker”, promossa da La Roche-Posay, che affronta il tema della prevenzione del tumore, incoraggiando all’autovalutazione della propria pelle e di quella dei propri cari, ricordando l’importanza dello screening periodico dal dermatologo. Uno studio realizzato da IPSOS in 23 Paesi del mondo, rivela che più della metà degli intervistati non si è mai sottoposto a uno screening per i nei. Più virtuosi sembrano essere gli italiani che sono anche più attenti all’esposizione solare: Il 20% si sottopone a una visita dermatologica almeno una volta all’anno, rispetto alla media mondiale dell’11% e il 91% usa creme protettive quando si espone al sole, contro una media degli altri Paesi dell’86%. L’88% degli intervistati è consapevole del rischio di sviluppare un tumore alla pelle a causa dell’esposizione al sole senza protezione; tuttavia solo una persona su 2 si rivolge al dermatologo e una su 3 si fa un autoesame dei nei almeno una volta all’anno.

Per questo motivo La Roche-Posay ha proposto un metodo rapido e sicuro per identificare le lesioni sospette: a partire dal 28 aprile, il metodo sarà visibile sul sito: www.larocheposay.it. Appuntamento anche per due maratone, come momenti di informazione e sensibilizzazione: il 22 marzo a Roma e il 12 aprile a Milano, in occasione delle quali si potranno effettuare screening gratuiti dei nei nell’apposita area “My Skincheck for Runners” presso i Marathon Village.  (P.T.) 

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