LUCETTA SCARAFFIA: QUALE RUOLO DELLA DONNA NELLA CHIESA?

E’ stata tra le prime femministe in Italia, sostenitrice battagliera dei diritti delle donne. Sessantottina, marxista, femminista, Lucetta Scaraffia si è avvicinata alla religione cattolica, “folgorata” dalle letture di Santa Teresa d’Avila e Santa Rita da Cascia. A seguire, l’incontro con le missionarie del Sacro Cuore di Gesù e le letture di Santa Francesca Cabrini, proclamata da Pio XII patrona degli emigranti, e fondatrice dell’ordine delle suore cabriniane, che gestiscono oggi ospedali importanti come la Clinica Columbus di Milano.

Professore associato di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, Lucetta Scaraffia dirige l’inserto “Donne, Chiesa, Mondo” dell’Osservatore Romano e ha pubblicato diversi libri, tra i quali: “Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia” (Laterza Editore), scritto a quattro mani con Margherita Pelaja.Di recente è stata incaricata dal cardinale Gianfranco Ravasi di concludere l’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio della cultura, su un tema a lei molto caro: “Culture femminili, tra uguaglianza e differenza”.

Nell’occasione le abbiamo rivolto qualche domanda.

Al termine dei lavori di questo importante appuntamento, come vede il ruolo della donna nella società e nella Chiesa? C’è differenza nelle diverse culture?

«Penso che nella Chiesa di oggi siano vivi molti fermenti di cambiamento della condizione delle donne, a cominciare dalle affermazioni di Papa Francesco, ma i cambiamenti sono molto osteggiati. Però le donne presenti nella Chiesa, in particolare le religiose, sono ben consapevoli della situazione e vogliono cambiarla.

Il nostro mensile “Donne, Chiesa, Mondo”, che esce con l’Osservatore Romano, sta dando voce e volto a queste donne, in modo da non poterle ignorare. Il problema fondamentale è che le donne sono ancora ignorate, sono invisibili. Non vengono mai ascoltate nei momenti di decisione che riguardano tutti i fedeli, anche se le religiose costituiscono i due terzi del numero totale dei religiosi. Ma non solo. Esistono realtà, come nei Paesi emergenti, dove sono le donne a portare avanti la missione della Chiesa nella società. Basti pensare alle missionarie che in Africa e in Asia hanno creato scuole per far studiare le ragazze o centri di assistenza alle donne maltrattate. E in molti Paesi sono le missionarie cristiane le uniche a difendere le donne e i loro diritti. Ma nessuno ne parla, è come se nessuno si accorgesse di loro. E’ fondamentale invece riconoscere che la tradizione religiosa è nata con un atteggiamento assolutamente rivoluzionario nei confronti delle donne. Non solo perché è stata una donna, Maria, che ha fatto da tramite tra l’essere umano e Dio, ma gli stessi Vangeli sono ricchi di figure femminili a cui Gesù, in contrasto con le leggi e i costumi del tempo, riconosce un atteggiamento assolutamente paritario. Ma questo inizio folgorante per le donne è stato rapidamente soffocato, anche se i semi hanno poi fruttificato nel tempo presente. Rimane comunque ancora difficile esportare il modello di emancipazione delle donne in culture che non sono di matrice cristiana».

Un’emancipazione della donna che però, anche in una parte della Chiesa occidentale, stenta ancora a decollare… Si sta discutendo l’ipotesi che nella Chiesa cattolica le donne possano ricoprire quei ruoli che hanno ad esempio nelle Chiese anglicane….

«Anche se due terzi dei religiosi cattolici sono donne (suore, missionarie) che spesso portano avanti le realtà parrocchiali, insegnando catechismo, assistendo donne in difficoltà, malati e anziani, non credo comunque che si arriverà mai all’ordinazione sacerdotale delle donne. Per la tradizione cristiana rimane centrale l’idea della differenza tra sessi, che ne definisce la complementarità, cioè la dipendenza l’uno dall’altro, un concetto sul quale si è sempre fondata, nel passato, la stabilità del matrimonio. Quindi ruoli diversi, ma che debbano essere egualmente considerati, cosa che invece non trova corrispondenza nella realtà. Il fatto che le donne siano escluse dal sacerdozio non deve significare che esse non debbano/possano occupare ruoli decisionale autorevoli. Trovo scorretto, ad esempio, che le donne non facciano parte delle congregazioni che precedono il Conclave, dove sono presenti, oltre a cardinali e vescovi, gli ordini religiosi maschili. Le madri generali delle congregazioni femminili, le rappresentanti delle organizzazioni internazionali avrebbero molto da dire! Altrettanto assurdo che non ci siano donne ai vertici dei dicasteri dei laici o delle famiglie, anche perché il vissuto “femminile” apporterebbe sicuramente un contributo fondamentale alla comprensione dei problemi della famiglia e della società».

A proposito di famiglia, prendendo spunto dal suo ultimo libro: “Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia”, pensa che la Chiesa cattolica accoglierà il monito di Papa Francesco per una sessualità responsabile e aprirà le porte anche alle coppie in difficoltà (divorziati, coppie di fatto, omosessuali), come è stato auspicato in occasione del recente Sinodo della famiglia?

«La Chiesa cattolica ha accettato la regolamentazione della sessualità con la tanto vituperata enciclica “Humanae Vitae”, in cui veniva ribadito l’utilizzo dei metodi naturali per la regolamentazione delle nascite. Papa Paolo VI aveva auspicato ricerche in questo senso, che ci sono state e hanno dato frutti come il metodo di regolazione naturale scoperto dai coniugi Billings che si fonda sulla conoscenza e l’osservazione del corpo femminile. Ma ha il “difetto” di essere gratuito e di non consentire il libero amore, perché presuppone una scelta di coppia stabile. Quindi non è stato apprezzato nelle società influenzate dalla rivoluzione sessuale dove vengono preferiti invece metodi che consentono alle donne di comportarsi sessualmente come gli uomini. Per quanto riguarda il Sinodo, non credo sia neppure in discussione l’accettazione del divorzio o del matrimonio omosessuale, ma piuttosto la Chiesa si dispone a un atteggiamento più misericordioso nei confronti di chi li pratica».

di Paola Trombetta

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