TUMORE AL SENO: CONOSCERLO PER GUARIRLO

L’Associazione Salute Donna, inoltre, con altre associazioni di pazienti oncologiche, ha diffuso dal 10 luglio in tutt’Italia un manifesto da sottoscrivere per richiedere l’uguaglianza nell’assistenza delle pazienti, ed evitare la migrazione sanitaria che costringe molte donne a farsi curare lontano da casa nei centri di eccellenza, dove sono garantite le cure più innovative. «Con la riforma del titolo V della Costituzione c’è il rischio che le terapie oncologiche vengano gestite dallo Stato e non più dalle singole Regioni, con il pericolo di consentire solo a poche strutture ospedaliere di erogare questi farmaci, a scapito delle pazienti, costrette a far riferimento a ospedali lontani da casa», fa notare Anna Maria Mancuso, presidente di Salute Donna. Per firmare questo manifesto, si può consultare il sito: salutebenedadifendere.it

.Un dato appare significativo: questo tumore registra ancora 45 mila casi l’anno in Italia ed è stato responsabile di 11 mila decessi nel 2013. «E’ ancora troppo bassa la media delle donne che effettuano regolarmente la mammografia», fa notare il professor Paolo Marchetti, responsabile dell’Oncologia medica al Sant’Andrea di Roma. «Studi recenti dimostrano come la mortalità per questo tumore si riduce del 35% tra le donne che fanno la mammografia ogni due anni. Oggi la diagnosi precoce e le nuove terapie hanno aumentato le guarigioni: nove pazienti su 10 sopravvivono a cinque anni dalla diagnosi, anche per le forme più aggressive di tumore, come quelle Her2-positive, che rappresentano il 25% dei tumori al seno. L’identificazione di questo gene, presente nei tumori a prognosi più negativa, ha consentito la messa a punto di terapie sempre più efficaci e personalizzate come trastuzumab e, più di recente, pertuzumab che ha ottenuto proprio in questi giorni la rimborsabilità da parte del Sistema sanitario, autorizzandone l’uso presso le strutture ospedaliere identificate dalle singole Regioni».

Il recente studio clinico “Cleopatra” ha valutato l’utilizzo della combinazione dei due farmaci (trastuzumab e pertuzumab), in aggiunta al chemioterapico docetaxel, in 800 donne con tumore Her 2 positivo. Il risultato? «Si è ridotta del 40% la comparsa di recidive e l’intervallo libero da malattia è passato da 12 a 18 mesi», conferma il professor Marchetti. «In seguito a questi risultati, all’ultimo Congresso Americano di Oncologia (ASCO) che si è tenuto a Chicago, è stata ribadita l’efficacia di questa combinazione di farmaci per la cura del tumore al seno».

 

di Paola Trombetta

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