UNA TAZZA DI CAFFE’ CONTRO LA STANCHEZZA AL VOLANTE

Il caffè è un antidoto alla stanchezza, anche quella alla guida, e aiuta a combattere i colpi di sonno spesso causa di incidenti. Eventi possibili quando il riposo, sacrificato allo stress lavorativo e all’ eccessivo dispendio di energie abbassano, al volante, la soglia di attenzione e concentrazione. Indispensabili, invece, per una guida prudente e sicura. Per non incorrere in questo pericoloso rischio basterebbero 75 mg di caffeina, pari a 1 tazza di media grandezza di caffè moka o di 2 espressi ristretti: lo conferma un recente studio dell’European Food Safety Authority (EFSA). «Gli automobilisti – dicono gli esperti – non dovrebbero contrastare la stanchezza, bensì fare una pausa di 30 minuti e bere una tazza di caffè, la cui caffeina agisce nell’arco di 15-20 minuti, dando il tempo necessario per un breve sonnellino».

Le più recenti ricerche hanno però attestato che i benefici derivanti da un adeguato consumo del caffè non sono uguali per tutti, ma dipendono dalla “sensibilità” alla sostanza. Ossia, dalle caratteristiche genetiche e dalla capacità dell’organismo di metabolizzare e eliminare caffeina, la più nota delle componenti di questa bevanda. «Influisce soprattutto la velocità con cui la si assimila – spiega la dottoressa Alessandra Tavani, capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. Nelle persone adulte e sane (fatta eccezione per le donne in gravidanza) la caffeina entra in circolo dopo 30 minuti, viene assorbita nel 99% nel giro di un’ora e ha il suo picco di concentrazione dopo 2 ore dall’assunzione. Mentre devono trascorrere all’incirca 3-4,5 ore perché i livelli plasmatici risultino dimezzati». Ed è questo secondo tempo che ne fa la differenza. «Se la caffeina viene smaltita più lentamente – continua la dottoressa – gli effetti si patiscono più a lungo, rischiando, specie se il caffè viene bevuto dopo una certa ora, di non dormire o di avvertire tachicardia». Il rimedio però c’è: se si è in questa condizione e non si vuole rinunciare alla bevanda, il recente booklet “Caffè e salute” edito dall’Institute for Scientific Information on Coffee, con il contributo del Mario Negri, suggerisce di consumare caffè decaffeinato in cui la quantità di sostanza incriminata è trascurabile e di limitarsi a 3 o 4 dosi giornaliere, specie se non si è troppo tolleranti alla tazzina. Auspicando così di ricavarne qualche beneficio. «Alla pura caffeina – continua ancora Tavani, confermando i risultati dello studio EFSA – è correlata una diminuzione del senso di fatica e un aumento della vigilanza, così come della motilità intestinale. Ma il caffè è anche ricco di polifenoli che hanno un effetto protettivo contro l’insorgenza delle malattie cardiovascolari, di alcuni tumori (cavo orale, faringe, fegato, endometrio e colon-retto) e sulla cirrosi epatica». Dati preliminari, ma ancora in fase di attestazione, dimostrerebbero poi una diminuzione dei tassi di mortalità, se il consumo resta entro le dosi consigliate.

Al caffè, dunque, gli italiani non rinunciano, neanche quando prendono farmaci. Ma la combinazione è possibile? Se la caffeina può potenziare gli effetti antidolorifici dell’aspirina, in altri casi sarebbe meglio evitarne l’assunzione. «Occorre fare attenzione a tutti quei farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale, specie se il consumo supera i 4 caffè al giorno, mentre è pericoloso con l’efedra e i suoi derivati, come la pseudo-efedrina, (vanno eliminate anche tutte le bevande a base di caffeina quali coca-cola e energy drink, o i farmaci che la contengono), perché la caffeina potrebbe provocare in qualche caso tachicardia e aritmia cardiaca, ipertensione, emorragie intracraniche e, nei casi peggiori, avere effetti letali». Dunque la regola resta una sola: bere caffè con moderazione per contrastare la stanchezza, tutelare sulle strade la propria e l’altrui sicurezza e non incorrere in effetti collaterali da dipendenza.

di Francesca Morelli

 

ESTRATTO DI CAFFE’ BIO PER BRUCIARE I GRASSI

Anche il caffè si fa “integratore”. Capsule verdi, perché non tostate, e bio: sono queste le caratteristiche del nuovo complesso alimentare a base di estratto di caffè al 100% vegetale, che aiuta a riequilibrare il metabolismo senza costringere l’organismo anche a particolari regimi dietetici ipocalorici. Non sottoposto al processo di tostatura, il caffè verde – secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Chimical Nutrition – manterrebbe intatto un elevato contenuto di acido clorogenico (45%), un potente antiossidante, essenziale per ridurre l’assorbimento di zuccheri da parte dell’intestino e accelerare il processo di smaltimento dei grassi accumulati. Ulteriori vantaggi dei chicchi verdi: il ridotto contenuto di caffeina, che si eleva al massimo al 2%, e l’assenza di glutine. Acquistabile in farmacia, parafarmacia o erboristeria, si consiglia l’assunzione di due capsule al giorno con un bicchiere di acqua.

F. M.

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