LATTE MATERNO: RACCOMANDATO NELLA PRIMA ORA DI VITA DEL NEONATO

Ogni ora potrebbero essere salvati 95 bambini in più, 830 mila ogni anno, se le neomamme allattassero al seno immediatamente dopo la nascita, poiché il colostro (il primissimo latte materno) ricevuto entro la prima ora di vita, contribuirebbe ad attivare il sistema immunitario rendendo i piccoli tre volte più capaci di sopravvivere alle condizioni più avverse. Invece questa pratica, anche nei paesi in via di sviluppo, non solo è in stallo ma sta addirittura regredendo. Lo affermano gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nei quali spicca l’elevata percentuale di donne che a 6 e 12 mesi (43,3% e 67,5%) non ha mai allattato o non allatta più al seno. Lo conferma, con allarme, anche l’Associazione Save the Children che invita a sensibilizzare al valore superiore del latte materno, spesso sottovalutato, con adeguate campagne di informazione e apponendo una chiara indicazione della qualità inferiore del prodotto artificiale sull’involucro delle confezioni. «L’allattamento al seno fino ai sei mesi compiuti – spiega Claudio Fabris, Professore di Neonatologia all’Università di Torino – e in modo esclusivo, quindi senza che al latte materno siano aggiunte acqua o tisane, è raccomandato anche dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) perché è l’alimento naturale migliore per il lattante. È ricco infatti di nutrienti quantitativamente e qualitativamente ottimali per coprire (come unico alimento) i fabbisogni del bambino nei primi 5/6 mesi di vita favorendone la crescita e le caratteristiche fisiologiche della digestione, dell’assorbimento e del metabolismo». Quello nutrizionale è solo il primo di altri vantaggi. Altamente tollerabile e digeribile, il latte materno può essere considerato uno scudo protettivo per la salute del bambino. «Gli anticorpi e le sostanze battericide contenute – continua il neonatologo – consentono al bambino di attivare le migliori difese nei confronti delle infezioni da virus e batteri (infezioni delle vie respiratorie superiori e inferiori, intestinali, delle vie urinarie, meningiti e sepsi), da otiti, gastroenteriti, che sono alcune fra le malattie più comuni dell’infanzia ma anche da alcune malattie da alterata risposta immune, quali diabete giovanile, morbo di Chron, e rettocolite ulcerosa. Inoltre, diversamente da quanto può accadere per quello vaccino, non genera allergie (eczemi, asma)». Non va, poi, trascurato il beneficio psicologico. «Mediante l’allattamento si realizza più facilmente il rapporto madre-neonato. Attaccato al seno, il bambino ascolta la voce della mamma, ne sente l’odore e il calore della pelle, si rilassa e la sua attività respiratoria diventa più regolare. Condizioni, queste, che favoriscono una crescita corporea corretta, diminuendo la tendenza a ingrassare e migliorando lo stato dell’umore. Non ultimo, alcuni studi dimostrano che i bambini allattati al seno hanno meno probabilità di ammalarsi per alcune malattie anche in età adulta». Allattare al seno è salutare non solo per il bimbo ma anche per la mamma: è uno dei metodi più “naturali” per riacquistare la forma fisica, poiché favorisce la perdita di peso in eccesso, e per potenziare le difese contro alcune importanti patologie. «Diversi studi internazionali hanno evidenziato che l’allattamento al seno, prolungato per diversi mesi – conclude Fabris – può aiutare a proteggere dal tumore alla mammella e all’ovaio e a lungo raggio favorire il reintegro dei minerali che vengono naturalmente persi, permettendo di consolidare le ossa, un fattore importantissimo per allontanare lo spettro dell’osteoporosi che colpisce molte donne in menopausa». Rare le controindicazioni all’allattamento al seno: tumore, malattie cardiovascolari, epatiche o renali, che provocherebbero un eccessivo affaticamento, o le infezioni (AIDS, herpes localizzato al seno) nelle quali invece sarebbe meglio evitarlo.

Francesca Morelli

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