TUMORE AL POLMONE: IL NUOVO BIG KILLER FEMMINILE

Ancora pochi anni di tregua. Poi, a partire dal 2015, si stima che in Europa il tumore del polmone possa diventare la prima causa di morte femminile, superando il tanto temuto carcinoma del seno. Poco più tardi, la stessa sorte potrebbe toccare anche all’Italia a causa del sempre più alto numero di fumatrici (in controtendenza al calo tra gli uomini) che hanno trovato nella sigaretta una… forma di emancipazione. Già se ne avvertono le conseguenze e sono poco rassicuranti: nel giro di vent’anni, sono infatti raddoppiati tra le donne i numeri di morti imputabili alla passione per le bionde, passando da 4400 del 1990 a oltre 8800 del 2013 (vs 25000 e 24700 dell’uomo nello stesso arco di tempo). Ad attestarlo è uno studio, condotto dall’Istituto Mario Negri in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e di Losanna, e realizzato con il contributo dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC). La ricerca, pubblicata su Annals of Oncology, ha esaminato i tassi di mortalità per tumore nei 27 stati nell’Unione Europea, presenti nel 2007, e nei sei paesi con gli indici di popolazione più alta (Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito) e poi specificatamente per i singoli tumori di stomaco, intestino, pancreas, polmone, postata, mammella, utero (compresa la cervice) e le leucemie, rilevando nel numero di esiti nefasti un trend in generale crescita. «Nonostante i tumori abbiano mietuto più vittime dal 2009, anno in cui sono disponibili i dati di mortalità per quasi tutti i paesi dell’UE – spiega Carlo La Vecchia, Capo del Dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto Mario Negri, docente all’Università di Milano e autore responsabile dello studio – è possibile ipotizzare che il tasso di mortalità (standardizzato per età e per 100 mila abitanti) possa diminuire del 6% negli uomini e del 4% nelle donne, merito dei notevoli progressi raggiunti in ambito di diagnosi precoce, screening e trattamento delle neoplasie». Ma in questa prospettiva fa eccezione il carcinoma del polmone, appunto. «Rispetto al 2009 – commenta Matteo Malvezzi del Mario Negri e primo autore dello studio –si stima tra le donne un aumento della mortalità del 7% in tutti i paesi dell’UE». La risposta, efficace e fattiva, a questa tendenza è una sola: combattere l’abitudine al tabagismo, specie tra gli uomini e le donne di mezza età maggiormente esposti al fumo, con le tante opzioni oggi a disposizione. «Se si riuscisse a incoraggiare a smettere, meglio ancora ad astenersi dal fumo – dichiara Eva Negri, ricercatrice della medesima struttura e coautrice dello studio – si potrebbero evitare in Europa ogni anno centinaia di decessi». Allora su quale leva puntare per invitare le donne a non ‘bruciare’ ben dieci anni di vita (come attestato dallo studio ‘Million Women’ pubblicata online su Lancet per celebrare il centesimo anniversario della nascita di Richard Doll, il primo studioso che ha identificato il legame tra cancro del polmone e fumo)? «Qualora la forza motivazionale non bastasse – commenta ancora Carlo La Vecchia – si può ricorrere a centri specialistici antifumo, attuare trattamenti a base di nicotina, bupropione e vareniclina che agiscono sui recettori della nicotina. Nei casi più seri le terapie farmacologiche possono essere anche affiancate da un supporto psicologico».

di Francesca Morelli

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