RITA LEVI MONTALCINI RICORDA IL “CARO E ANTICO AMICO” DULBECCO

<Quella matricola dagli occhi nerissimi, con l’aria trasognata e assorta>: così l’“antica amica” e “compagna di ricerca” Rita Levi Montalcini, anche lei premio Nobel della Medicina, ricorda Renato Dulbecco. Due compagni di studi che arrivano al massimo riconoscimento della ricerca medica, il Nobel. Entrambi, destino volle, si trovarono sulla stessa nave, nell’autunno del 1947, per approdare insieme negli Stati Uniti dove rimasero per diversi decenni. <Fu una sorpresa assoluta: non sapevo che Dulbecco fosse sulla mia stessa nave, diretta a Ellis Island> racconta la Montalcini. <Facevamo lunghe passeggiate sul ponte della nave, parlando del futuro, delle ricerche che volevamo intraprendere: io ero già orientata alla conoscenza dello sviluppo delle cellule embrionali, mentre lui aveva il pallino dei meccanismi cellulari, e in particolare di quelli tumorali>.

Dulbecco, al California Institute of Technology, inizia le sue ricerche sui meccanismi che riparano il DNA delle cellule danneggiate. Nel 1955 riesce ad isolare il primo agente che provoca la mutazione del virus della poliomielite, che servirà poi a Sabin per la preparazione del vaccino. E negli anni ‘60 concentra la sua ricerca in ambito oncologico, studiando i virus animali in grado di provocare mutazioni nelle cellule, da cui si originano quelle cancerogene. In pratica scopre che il DNA del virus riesce a entrare nella cellula e modificarla, trasformandola da normale in tumorale. Proprio per queste scoperte riceverà nel 1975 il Premio Nobel dal Karolinska Institute di Stoccolma. La fama e la notorietà del dopo-Premio, riportano Dulbecco al centro dell’attenzione del mondo scientifico italiano, che rivendica l’origine del celebre ricercatore. E offre a Dulbecco la possibilità di lavorare in Italia, all’Istituto di Tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano, da dove partirà il celebre“Progetto genoma”, titanica impresa che si allargherà poi a tutto il mondo e consentirà di individuare tutti i geni delle cellule umane. Nella parentesi italiana Dulbecco si fa promotore di diverse iniziative in favore del rientro in Italia dei giovani ricercatori, come il “Progetto carriere”, in collaborazione con Telethon. Amareggiato dalla decisione del CNR di sospendere i finanziamenti, Dulbecco decide di rientrare in America. Ma prima di “uscire di scena“, si mette in gioco per dare un suo personale contributo economico al progetto e accetta la proposta di Fabio Fazio di condurre nel 1999 il Festival di Sanremo, il cui guadagno fu interamente devoluto per la ricerca: un’ulteriore conferma del valore di quest’uomo, così eclettico e originale da riuscire a portare addirittura sul palco del Teatro Ariston la semplicità e la passione di un grande scienziato.

di Paola Trombetta

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